venerdì 20 ottobre 2017

"LA RAGAZZA SBAGLIATA" DI GIAMPAOLO SIMI.

 Anche se non seguo la narrativa poliziesca contemporanea, Italiana o straniera che sia, ogni tanto si legge una trama e la si trova veramente accattivante, un qualcosa di minimamente nuovo e originale, e ciò che nasce come una piacevole suggestione poi diventa una vera e propria voglia di leggerlo (quante volte sarà capitato a noi lettori di essere attratti da qualcosa che non leggiamo abitualmente?)



E per me questo romanzo di Giampaolo Simi di attrattive ne aveva parecchie; l'ambientazione in Versilia, terra con la quale ogni Toscano, in un dato momento della sua vita, si è trovato e si trova a che fare; l'avevo evitata per tutta l'adolescenza e poi ho imparato a scoprirla e amarla con mia moglie.
Poi i rimandi continui agli anni novanta, che pian piano stanno diventando storia, passato remoto; già la fiction "1992" con Stefano Accorsi e Miriam Leone mi fece sentire un poco più vecchio, e le pennellate dell'autore, che non mitizza o edulcora (per quello ormai ci sono gli anni ottanta, per tanti epoca d'oro....di non so che) sono molto precise e restituiscono con maestria il clima di quegli anni.

Poi, dulcis in fundo (stavo per scrivere last but non least, ma quanto è più bello il latino?) una storia davvero accattivante; Dario Corbo, un giornalista di mezza età dalla vita mezzo rovinata per colpa sia sua che delle circostanze si ritrova suo malgrado a indagare di nuovo su un caso di omicidio dell'ormai lontano 1993, una ragazza barbaramente uccisa, almeno così si crede, dalla sua amica dell'epoca, Nora Beckford, figlia di un noto scultore inglese che vive in una tenuta sopra Pietrasanta; la Beckford, diciottenne tormentata, ninfomane e facente uso di droghe, alla fine di un lungo processo viene condannata a quindici anni di prigione, che sconta tutti; quando esce e il suo nome torna alla ribalta per una mostra delle opere del padre da lei stessa voluta e organizzata, il mondo del giornalismo si scatena, vuole riportare in auge la vicenda, tutto il solido squallido teatrino che ormai impera in prima serata sulle reti ammiraglie e in tutte le edicole; ma mentre Corbo, su istigazione di un pubblico ministero, si avvicina alla stessa Nora e inizia a condividerne la vita, strani eventi iniziano ad accadere e ben presto è chiaro che per qualcuno la storia non è ancora finita.

Non svelo altro perchè la trama si mantiene avvincente fino (quasi) alla fine, ma devo dire che questo libro mi ha francamente un poco spiazzato; ora, non è certo colpa di Simi che è senz'altro uno scrittore di talento, ma il ritratto che fa dell'Italia contemporanea e dei suoi abitanti è raggelante; come mi diceva mio nonno già una generazione fa nel suo cantilenante accento di Pian del voglio, "Oggi tutti ch'an tanta roba, ma nessuno che canta più per la strada"; i personaggi del romanzo, a partire da Corbo, la ex-moglie, il figlio, i colleghi giornalisti, la stessa Nora, sono personaggi chiusi in se stessi, nelle loro frustrazioni e nei loro fallimenti, si rincoglioniscono di nozioni e di tecnologia più per incasinarsi la vita che per semplificarsela, e alla fine la simpatia e l'empatia per questi personaggi finisce per essere pari allo zero; forse Simi voleva trasmettere proprio questo, ma i suoi personaggi (a partire dallo stesso Corbo) sono di un'antipatia tale che alla fine la più simpatica è Nora Beckford, che almeno ha un qualcosa per essere tormentata.

Anche l'estate che ci presenta l'autore è una stagione per niente piacevole, quasi violenta; afa, stress, affollamento, gente ancora più nervosa in vacanza che al lavoro, e devo dire che fa centro perchè, piacevole o meno che sia, questo libro rispecchia fin troppo bene ciò che (purtroppo) stiamo diventando. Almeno negli anni novanta si creavano ancora miracoli come "Anime salve" di De Andrè, oggi nemmeno quello. (A proposito, ho molto gradito le continue citazioni a questo album capolavoro, ma mamma mia quanto fa sempre trendy citare De Andrè appena possibile....)

L'intreccio giallo alla fine è abbastanza accessorio, e si risolve in modo non del tutto convincente; ma come ripeto i punti di forza del romanzo sono altri, e il libro è avvincente, pur se non divertente.

In ogni caso una cosa è certa; l'Italia e gli italiani, sia del 1993 che del 2016, ne escono con le ossa rotte e i sogni buttati a mare. E ormai davvero nessuno canta più, nemmeno a Pian del voglio.

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