mercoledì 19 luglio 2017

"POIROT" ANALISI DI UNA SERIE CAPOLAVORO.




Ormai da qualche anno, per me e mia moglie le serate d’autunno che si fanno fresche dopo il caldo terribile dell’estate, dell’Italia d’ottobre con le giornate più corte e la luce più tenue che inizia a somigliare all’Inghilterra, significa ricominciare a rivedere la maggior parte degli episodi della serie di Poirot con David Suchet.


                             La famosa sigla iniziale


Per me questo è un amore di vecchia data; era il natale del 1997 quando la DeAgostini pubblicò una nuova sfiziosa collana di vhs dal colore giallo vivo che presentava i film più famosi con Poirot protagonista (la prima uscita era Assassinio sull’Orient- express di Lumet, a cui seguiva Assassinio sul Nilo di Guilermin, e poi, esauriti i classici, questi telefilm della serie britannica della quale si sapeva poco o niente; ma ahimè non avevo i soldi per seguire la collana, e aspettai alcuni anni quando la serie venne riproposta, con un nuovo doppiaggio e miglior cura editoriale, dalla Malavasi editore, che tuttora ne detiene i diritti; quella collana la collezionai tutta in dvd, e li custodisco ancora gelosamente. Col passare degli anni ho contagiato con la mia passione anche mia moglie,  e come detto per noi Poirot è diventato una vera e propria tradizione nelle sere fredde da divano e copertina di lana (che nostalgia, con questo caldo..).
Alcuni episodi li conosciamo ormai a memoria, tanto da anticiparne le battute, ma ormai è come la partita di scacchi o di domino alla sera; la si fa per assaporarne il puro piacere, come il ritrovare di vecchi e cari amici che sanno sempre farti stare bene.

Perché il miracolo di questa serie televisiva Inglese targata ITV, andata in onda dal 1989 al 2013 per un totale di 13 stagioni non consecutive, è proprio questo; riuscire a creare un’empatia assoluta con lo spettatore attraverso la simpatia dei personaggi e la bellezza del paesaggio inglese, riuscendo a far passare in secondo piano le trame ridotte in modo sempre troppo semplicistico rispetto all’originale; perché, come sostengo da sempre, è quasi impossibile tradurre sullo schermo Agatha Christie, perché le sue storie e gli indizi che semina sono troppo legati alla parola scritta, con l’immagine perdono efficacia e risultano prevedibili; occultare un indizio alla mente di un lettore è più agevole, occultarlo agli occhi diventa troppo complicato, e alcuni romanzi e racconti brevi che risultano dei veri rompicapo, trasposti diventano spesso scontati.
Ma la serie di Poirot ha avuto molte vite, molte differenti sfumature;  in 24 anni la televisione ha fatto progressi enormi, i telefilm ormai sono considerati una forma d’arte sulla quale investire soldi e grandi attori, e chi vede un Poirot dell’ultima stagione e subito dopo un episodio della prima stenta a credere che si tratti della stessa serie, tanto l’episodio del 1989 potrebbe risultare lento, semplicistico, girato alla buona; datato, in una parola.
Ma un elemento è rimasto inalterato dalla prima all’ultima puntata, e ne ha decretato innegabilmente il successo; l’interprete del personaggio Poirot, ovvero il grande attore David Suchet. Britannico, classe 1946, già raffinato attore teatrale con diversi film al suo attivo (in un film del 1985 tratto da “Carte in tavola”, con Peter Ustinov come Poirot, Suchet per ironia della sorte vi interpreta…l’ispettore Japp!) Suchet riesce nel miracolo di DIVENTARE Poirot, interpretando il personaggio con una tale aderenza da oscurare tutti coloro che lo hanno fatto prima e lo faranno poi (qualcuno, dopo Suchet, avrà il coraggio di interpretare l’investigatore Belga? Forse tra qualche decennio…) e imponendosi nell’immaginario collettivo di miliori di spettatori entusiasti.




                Philip Jackson, Davis Suchet, Pauline Moran e Hugh Fraser


E azzeccati sono anche gli altri interpreti; se Hugh Fraser è un Hastings magnifico che con Suchet forma un binomio praticamente perfetto, i personaggi di Japp e soprattutto della segretaria Miss Lemon, presenti molto di rado e molto defilati nell’opera della Christie, qui acquistano spessore e simpatia; Japp è il simpatico baffone Philip Jackson, mentre Miss Lemon, che serve a dare un tocco di leggerezza alle sequenze ambientate nell’appartamento di Poirot (ma talvolta partecipa attivamente alle indagini) è una bravissima Pauline Moran.
Un altro personaggio fisso delle ultime stagioni   (e dei romanzi della maturità della Christie), l’alter ego dell’autrice Ariadne Oliver, è interpretato in maniera impareggiabile da una grande Zoe Wanamaker, attrice notissima in patria e da noi ricordata soprattutto per essere la Madama Bumb dei film di Harry Potter.


                         David Suchet e Zoe Wanamaker


Ma tutti gli interpreti sono caratteristi ottimi e soprattutto facce giustissime per la storia che si rappresenta; la cura dei dettagli, dei costumi e dei paesaggi, che nelle ultime stagioni sarà addirittura maniacale, è sempre stata uno dei punti di forza della serie. E le sequenze  più rilassate, con Poirot e Hastings che giocano a carte o al Monopoly,  sono rese con grande maestria, e l’empatia coi personaggi è ai massimi livelli, tanto vorresti essere li con loro. E poi ricordiamo le voci italiane davvero sopraffine, precisamente di Eugenio Marinelli (Poirot) e Luigi la Monica (Hastings).
Come detto, la serie si sviluppa attraverso un periodo temporale abbastanza ampio, e vive molte vite; per comodità possiamo dividerla in due fasi, ovvero quella 1989 – 1993 nella quale uscirono molti episodi di 45 minuti tratti da racconti brevi (e qualche lungometraggio, ma come un’eccezione) e quella dal 1997 in poi dove invece si sono filmati i romanzi, con meno episodi ma che sono dei veri e propri lungometraggi, che vanno dai 90 ai 104 minuti di durata, dove pian piano si abbandonano tutti i luoghi comuni della serie compresi comprimari come  Japp e Miss Lemon, e con Hastings che compare solo nei film tratti dai romanzi nel quale è effettivamente coprotagonista, per ottenere prodotti più validi artisticamente anche se più freddi e asettici, come sottolineeremo più avanti.

Innanzitutto, una precisazione; è stato filmato praticamente tutto il corpus scritto da Agatha Christie con Poirot protgonista, sia con che senza Hastings; i lavori che non sono stati trasposti sono due racconti brevi, “L’eredità dei Lemesurier” ed è un peccato perché da questo bel racconto si poteva trarre un episodio coi fiocchi, ma forse il tema “forte” ( SPOILER; un padre che vuole uccidere il figlio piccolo) lo ha reso infilmabile, e “Il mistero di Market Basing” non un racconto dei più memorabili. E anche della raccolta “Le fatiche di Hercule” è stato fatto un lungometraggio nel 2013 nel quale si cerca di legare tra loro, in maniera  poco riuscita, alcuni dei 12 racconti dell’antologia, che però andava, per lo spessore delle trame, filmata episodio per episodio.
In ogni caso i romanzi ci sono tutti, compreso “Sipario” ovviamente uscito per ultimo e nel quale si assiste al toccante congedo di Poirot (e di Suchet stesso, che non interpreterà più il personaggio) dagli spettatori.

Gli episodi brevi sono in totale 36, tutti distribuiti, come detto, nelle prime 5 stagioni. La quarta stagione vedrà solo lungometraggi, mentre nelle prime tre i film lunghi sono soltanto due, anche se di ottima fattura, ovvero “Il pericolo senza nome” e “Poirot a Styles court” primo romanzo della Christie con Poirot che purtroppo non è stato anche il primo a essere filmato. (Per consultare gli episodi uno ad uno vi rimando alla ottima pagina Wikipedia apposita, con la lista completa degli episodi della serie)
I lungometraggi sono invece in totale34, pari pari i romanzi dell’autrice con Poirot; in totale, quindi, la serie si compone di settanta episodi.
Si è parlato di prime stagioni naif, poi di un telefilm sempre più ambizioso, che nelle ultime stagioni è diventato vero e proprio cinema di serie A, anche con grandi attori americani (Ricordiano tra gli altri Elliott Gould, Barbara Hershey, Jessica Chastain), due fasi nettamente distinte; io preferisco di gran lunga quella naif, i primi leggendari episodi, perché appunto viene preservato intatto non tanto le trame (a volte modificate inserendo un inseguimento, una lotta, una storia d’amore) ma lo spirito, l’atmosfera trasmessa dai libri;  si vive sullo schermo quello che si vive tra le pagine. Mentre invece le stagioni più recenti presentano prodotti come detto più professionali ma asettici e oltretutto con inserimenti del tutto estranei all’opera e al pensiero della Christie; caso più eclatante la disastrosa trasposizione di “Assassinio sull’orient-express” dove forse per non realizzare un prodotto troppo epigonale al capolavoro di Lumet del 1975 si è puntato su un Poirot in piena crisi di coscienza, serio, tirato, maschera quasi tragica, che contrasta in modo stridente col Poirot sempre sicuro di se fino all’arroganza, che manda gente sulla forca (o la perdona, come in Orient-Express) senza avere il minimo scrupolo di coscienza; questo è il classico film della serie che non riuscirei mai ad apprezzare, ma mi rendo conto che ad altri possa piacere molto, infatti, in questi tempi di Sherlock targato BBC dove ormai si spinge solo sul pedale dell’acceleratore e si procede per accumuli, le prime stagioni possono risultare del tutto inguardabili. Ma per chi, come me, è un “Poirottiano” della prima ora, ed è legato ai primi episodi, non può che gradire di più questi ultimi.
A ognuno il suo Poirot, quindi, ma io rimango un “naivete” convinto, pur apprezzando moltissimo anche alcuni degli ultimi episodi.
Per un neofita che si approcci adesso alla serie (ricordo che la serie viene trasmessa ogni sabato pomeriggio su Rete4 dalle 16 e 45 in poi, a ciclo continio; adesso è ripresa da poco, siamo al quarto episodio della prima stagione, potrebbe essere una buona occasione per riviverla dall’inizio) i titoli per me imperdibili  del primo periodo sono “Accadde in cornovaglia” , “Il pericolo senza nome”, “Poirot a Styles court” (con una campagna dell’Essex splendidamente filmata) “Doppia colpa”, “La miniera perduta”, “Doppio indizio” (con la quasi love-story tra Poirot e la contessa Vera Rossakoff, molto più esplicita che nel racconto omonimo) “La serie infernale” (dove il binomio Poirot – Hastings funziona a meraviglia) e “Aiuto Poirot” (con la memorabile love story di Hastings) mentre delle ultime stagioni consiglio caldamente “Tragedia in tre atti” (un vero gioiello, splendidamente diretto e interpretato) “Se morisse mio marito”, “Poirot e la strage degli innocenti”, “Sfida a Poirot”, “La sagra del delitto” e “Gli elefanti hanno buona memoria”, questi ultimi quattro titoli quasi più gradevoli e appassionanti dei romanzi stessi.

 E anche l’ultimo episodio “Sipario” pur con qualche esagerazione melodrammatica è molto ben fatto e conclude degnamente la serie, oltre a vedere il ritorno di  Hugh Fraser nei panni di un incanutito Hastings; sarà difficile trattenere una lacrimuccia a visione ultimata, e anche a me, devo dire, è scappata, pensando soprattutto a quel ragazzino che quasi vent’anni prima metteva da parte i soldini per comprarsi (quando ci riusciva..) quelle mitiche vhs tutte gialle.

20 commenti:

  1. Chi avra' il coraggio per interpretare il nostro ispettore belga preferito? Fra qualche decennio? Secondo me accadra' prima www.youtube.com/watch?v=hax5cvqOdUs

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  2. Beh, proprio Orient express, di cui anche i gatti conoscono l'intreccio? interessante a prescindere, ma potevano puntare su un altro romanzo. Comunque io intendevo interpretato in modo continuativo, Ormai Poirot sarà Suchet per decenni, difficilissimo scalzarlo dalla mente e dal cuore della gente.

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  3. Bellissimo post!
    Confesso di essere tra chi continua a rivedere le puntate di questa serie pur conoscendone alcune a menadito (fortunatamente su Sky vengono riproposte molto frequentemente).
    Come te, sono convinta che David Suchet sia un Poirot praticamente iconico, e nonostante l'ammirazione per Branagh mi è bastato vedere qualche fotogramma del nuovo Assassino sull'Orient Express per provare un brivido... a mio avviso, non ci siamo proprio nella caratterizzazione fisica del personaggio.
    Per quanto riguarda, invece, il corrispondente episodio nella serie ITV, a me non è dispiaciuto affatto: ho adorato il film di Lumet, ma anche questa versione con un Poirot così combattuto moralmente mi è piaciuta (e confesso che la lacrimuccia scende sempre, anche alla ormai quarta/quinta visione).
    A presto

    P.S. Andando un po' fuori tema, devo ringraziarti per avermi fatto conoscere Josephine Tey: in una settimana ho già divorato La strana scomparsa di Leslie e Il ritorno dell'erede.
    A presto

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  4. Ciao Hana, grazie per i complimenti! Per quanto riguarda l'Orient express della serie di Poirot, non nego che sia un film assolutamente ben fatto (anche se la scena della lapidazione iniziale la trovo oltremodo sgradevole e assurda)ma presenta un Poirot totalmente estraneo a come lo definisce la Christie, è proprio un altro personaggio che tradisce il Poirot granitico che tutti conosciamo e amiamo. Però, ovviamente, il mio è un giudizio soggettivo.
    Per quanto riguarda la Tey, attenta che da dipendenza, ora che hai iniziato devi leggerli tutti!! ;)

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  5. Io sono una fan soprattutto delle prime stagioni. Naif certo, ma comunque ben curate anche dal punto di vista della scenografia e molto meno pesanti e cupe delle ultime. Delle ultime apprezzo molto "la parola alla difesa" (il mio primo "Poirot") e "tragedia in tre atti", dove recita anche Martin Shaw che adoro ne "l'ispettore Gently". Altri episodi sono un po' stravolti e le fatiche di hercule a mio avviso non sono praticamente state trasposte. Un singolo film con una trama inventata non può sostituire un'intera raccolta. Probabilmente ormai il budget non poteva reggere per 12 nuovi episodi. Per quanto riguarda l'episodio dell'orient express mi sono detta che forse hanno voluto inserire quei dubbi morali come collegamento con la scelta di Poirot in sipario. Altro non aggiungo. E la domanda riguardo al nuovo film è ovviamente : ma ce n'era bisogno?

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  6. Io sono una fan soprattutto delle prime stagioni. Naif certo, ma comunque ben curate anche dal punto di vista della scenografia e molto meno pesanti e cupe delle ultime. Delle ultime apprezzo molto "la parola alla difesa" (il mio primo "Poirot") e "tragedia in tre atti", dove recita anche Martin Shaw che adoro ne "l'ispettore Gently". Altri episodi sono un po' stravolti e le fatiche di hercule a mio avviso non sono praticamente state trasposte. Un singolo film con una trama inventata non può sostituire un'intera raccolta. Probabilmente ormai il budget non poteva reggere per 12 nuovi episodi. Per quanto riguarda l'episodio dell'orient express mi sono detta che forse hanno voluto inserire quei dubbi morali come collegamento con la scelta di Poirot in sipario. Altro non aggiungo. E la domanda riguardo al nuovo film è ovviamente : ma ce n'era bisogno?

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    1. Ciao Ornella...vero, La parola alla difesa è stupendo, avrei dovuto citarlo. Di tragedia in tre atti sono un fan, un gioiellino davvero, e anche sulle fatiche di Hercule, film appassionante ma del tutto assurdo, concordo col tuo giudizio giustamente severo. Sul nuovo film ti rispondo io; no, nessun bisogno, ma sarà un successone per inerzia.

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  7. Ciao Omar non potevo lasciare incommentato un post con argomento che é pietra miliare.
    Sintetizzando...per l' ennesima volta la pensiamo uguale. Io apprezzo molto di più i primi racconti, fedelissimi e che assolvono a un' ora di intrattenimento giallistico. Tutti perfetti nella canonicità, anche se biasimo la libera aggiunta di far scappare via il colpevole per regalare a Japp una corsetta che facesse arrivare il film a 50min tondi tondi....
    Che manchi Lemesurier dispiace anche a me, sarebbe uscito un qualcosa alla Stephen King memorabile...
    Contrarissimo invece alla scelta di andare a libera ispirazione sui "lunghi".
    Io dico: Un regista ha un plot scritto da Agatha.... Seguirlo fedelissimamente renderebbe l opera pregevolissima(vedi Lumet o vedi Nilo). Invece troppo spesso si usano aggiunte non canoniche che spostano la gradevolezza da classico a "signora in giallo". Peccato. Spiegatemi perché non si segue la Christie in toto?
    Sulla corsetta finale di Acroyd poi..sorvolo...ma su Suchet siamo d accordo. Definitive Poirot ever(come Brett per Holmes).Saluti

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    1. Ciao Giordano;comincio col dire che il finale dell'assassinio di Roger Ackroyd lo trovo ridicolo pure io, ma perdono questi e altri inseguimenti-sparatorie-scene d'azione perchè il telefilm vi necessita per non essere troppo statico, per accontentare ogni tipo di spettatore, anche quello più da action movie. E poi questi intermezzi servono appunto per dare un senso a Jappo, come i siparietti nella casa di Poirot per far risaltare Miss Lemon, questi ultimi totalmente assenti nei racconti della Christie.
      Suchet è un Poirot definitivo, e concordo anche su Brett, ma quest'ultimo ha dovuto combattere con Basil Rathbone che aveva già regalato un Holmes memorabile, mentre Suchet non ci ha messo molto a sbaragliare la concorrenza;simpatico ma troppo poco francese Ustinov, troppo caricaturale Finney, sorvolando sull'orrendo Poirot di Poirot e il caso Amanda, brutto film tratto da "La serie infernale".

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  8. Ti consiglio il reportage BEING POIROT freeware su Youtube, è inglese ma coi sottotitoli chiarissimi. Un'ora dove Suchet analizza il suo personaggio nei 25 anni.

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  9. Che bello rileggerti Omar!!
    E che bello leggere del mitico Poirot/David Suchet!
    Anche per me è un appuntamento fisso dell'autunno e delle sere, i pomeriggi freschi, quando piove e non si esce più.
    Credo di averlo scoperto tanti anni fa, in autunno, la domenica pomeriggio e me ne sono innamorata in un secondo.

    Apprezzo soprattutto le prime serie, molto più a contatto con lo spettatore.
    Condivido tutto quello che hai scritto, hai fatto una magnifica presentazione della serie!

    Trovo che il doppiaggio italiano sia stupendo, è anche molto bello ascoltare il telefilm in lingua originale..

    Amo Poirot!

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    1. Grazie Barbara, sempre molto carina e gentile. Davvero, Poirot ha sempre quel fascino da sera d'autunno, quando fa piacere ritrovarsi davanti alla tv con una tazza di cioccolata calda come quelle che ama Poirot. La prima serie, come hai detto tu, aveva proprio un'empatia massima con lo spettatore, cosa che i film delle ultime stagioni, prodotti di maggior qualità ma (seppur non sempre) più freddi e impersonali, certo non hanno. Il telefilm in lingua originale è ovviamente preferibile, ma ormai mi sono talmente affezionato alle voci Italiane che non ne sento il bisogno, come invece accade per altre serie o film dal doppiaggio inascolatbile (Sherlock su tutte). Un caro saluto.

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    2. ohimè.. Sherlock non mi piace.. e mi piace ancora meno in inglese.
      Quell'attore mi rincoglionisce di parole, ne dice 1000/minuto e non riesco a stargli dietro XD

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    3. Siamo in due allora...all'inizio era divertente, poi troppo cervellotico per me, Poirot e Hastings sono troppo più simpatici.

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  10. Delizia delle delizie! David Suchet incarna il Poirot per anni solo immaginato grazie alle descrizioni dei libri.
    Sì, nelle serie ci sono talvolta abbondanti 'licenze', ma il protagonista e l'atmosfera sono sempre perfetti.
    Hastings e miss Lemon sono altrettanto strepitosi ed io riguardo tutte le puntate da fan viscerale ��❤️ È amore!

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    1. Da settembre io e mia moglie iniziamo a rivedercelo in ordine cronologico...ormai di alcuni possiamo recitare delle parti a memoria :D

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  11. OT Omar aggiungimi su fb che ti linko al gruppo giallo che abbiamo sarebbe un valore aggiunto la tua presenza.

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    1. Ok Giordano, hai ragione mi era passato di mente, col matrimonio e tutto il resto :)

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