lunedì 28 settembre 2015

"SHERLOCK JR." (LA PALLA NUMERO 13) DI BUSTER KEATON.


C’erano i comici, e c’era Buster Keaton. Ormai forse irrimediabilmente “Pezzo da museo” per le nuove generazioni, gli fu negata la fama imperitura di un Chaplin a causa, forse, di non essere passato indenne dal muto al sonoro (anzi, la parola su pellicola fu la causa della sua repentina caduta, aggravata anche da crisi depressive e abuso di alcoolici, un destino peraltro comune a tante stelle del muto) ma i suoi film, se da un lato non hanno la poesia eterna di quelli Chapliniani, come costruzione e livello delle singole gag possono non solo competervi, ma talvolta sono da ritenersi superiori. Ma come tanti altri grandi Buster Keaton non si è purtroppo meritato l’immortalità, e per questo sempre più persone si perderanno degli autentici capolavori.

Keaton conobbe il suo periodo di gloria negli anni venti, dove davvero lui e Chaplin, rivali e amici al tempo stesso, erano impegnati in un continuo botta e risposta a suon di film memorabili. Di Keaton le opere eccellenti sono molte (One Week, Neighbors, Convict 13, The Playhouse, The electric house, Seven Chances, Our ospitality, The General, The Navigator, The Cameraman) ma nessuno si avvicina, per singolarità e perfezione, al suo terzo lungometraggio datato 1924, ovvero “Sherlock Jr.”  noto (ma lo sarà davvero?) in Italia con titolo un po naif di “La palla numero 13”.
 
Locandina originale.
 

Il suo essere infatti, almeno nelle sequenze iniziali, una gustosa parodia del detective creato da Conan Doyle giustifica la presenza su questo mio blog, anche se ovviamente il film non è da intendersi come un vero e proprio poliziesco, anzi è difficilissimo racchiuderlo in un genere, tante sono le trovate e i cambi di registro in soli 45 minuti di pellicola.

 
 
La sequenza di apertura vede l’imperturbabile e versatile Buster (Se il personaggio di Chaplin era un patetico gagà Londinese caduto in disgrazia, quello di Keaton simboleggiava invece il self-made-man Americano del tempo, intelligente e pieno di iniziative che falliranno quasi sempre per cause indipendenti dalla propria volontà)  che studia con interesse un volumetto dal titolo “come diventare detective” e lo vediamo, serio e diligente, con lente d’ingrandimento e un paio di baffoni posticci più alla Watson che non alla Holmes; il primo compito dell’aspirante segugio sarà quello di ritrovare un dollaro perduto da una signora; lui lo vede in mezzo a delle cartacce, ma giustamente non si fida e chiede alla donna di…descrivere il dollaro, e quando la signora, senza fare una piega, ne da una descrizione esatta non le resta che consegnarglielo.

Poi il giovane Buster si reca dalla sua innamorata, ma un altro infido pretendente della ragazza fa ricadere su Buster un’azione infamante compiuta ovviamente da lui stesso, ossia aver sottratto un oggetto al padre della ragazza per portarlo al banco dei pegni; il povero Buster, scacciato, decide di indagare sul rivale per riabilitare il suo onore (si anticipa di qualche anno il tema dell’innocente ingiustamente accusato che cerca di aiutarsi da solo tanto caro a Hitchcock) ma dopo un esilarante pedinamento  “ a francobollo” il povero ragazzo (e Keaton lo era davvero, visto che all’epoca non aveva nemmeno 30 anni!!) non conclude niente.

La celebre sequenza dello sdoppiamento, da "realtà" a finzione.
 
 
Avvilitissimo, Buster torna al cinema dove lavora come tuttofare, e mentre proietta il film del giorno si addormenta e…entra nel film che si sta mostrando, per una sequenza leggendaria che è il primo esempio di “film nel film”. Dopo un fantastico excursus onirico nei vari generi cinematografici che fece la gioia di Bunuel e dei Surrealisti ( illustri Keatoniani della prima ora) Buster capita in una storia che riecheggia quella da lui vissuta nella “realtà”. Ci sono una bella ragazza e suo padre (l’innamorata di Buster e il genitore), un infido pretendente (il rivale) che, in combutta col maggiordomo, ruba una preziosa collana. Il padre allora chiama il formidabile, infallibile detective Sherlock Jr. ovviamente lo stesso Keaton, terrore di tutti malfattori. Il grande investigatore entra in scena con la tracotanza e la sicurezza che tanto vorrebbe avere il vero Buster, invitando i presenti a non spiegare niente perché per lui quello è un caso semplice. Infatti, subito dopo, una didascalia avverte che dopo pochi minuti “Sherlock Jr.ha già capito tutto e risolto il caso… a parte ritrovare la collana e arrestare i colpevoli”. Questi ultimi, nel frattempo, escogitano vari modi per eliminare il pericoloso (almeno di fama) detective con trucchi sempre più ingegnosi, non ultimo una palla da biliardo (la palla numero 13 del titolo Italiano) imbottita di esplosivo. Scampato miracolosamente a tutti gli attentati, la situazione finalmente precipita e, dopo rocambolesche peripezie, il caso viene risolto e Buster/Sherlock Jr. trionfa…e anche nella realtà le cose vanno verso un lieto fine; la ragazza infatti ha scoperto la verità e si reca al cinema dove rassicura Buster; tutto andrà per il meglio, per una volta, anche nella vita e non solo al cinema.

 
Questa la trama, che però non rende assolutamente tutta l’originalità, l’inventiva e il ritmo trascinante di questo autentico gioiello, riconosciuto anche dalla critica come un vero capolavoro (tra l’altro è uno dei pochi “cinque stelle” del severissimo dizionario Morandini…) una vera opera d’arte a livello visivo e una profonda, quasi Pirandelliana riflessione su verità e finzione. E poi, a stretto rigore, un enigma poliziesco è presente, e i momenti di suspense ( i vari tentativi dei cattivi di eliminare Sherlock Jr.) ci sono e sono gestiti ottimamente, e quindi anche gli amanti del poliziesco troveranno di che andare in sollucchero.

Ricordo a chi volesse visionare il film che esso è di pubblico dominio come tutta l’opera di Keaton; eccovi il link ( e se vi piace, divertitevi a visionare gli altri titoli che vi ho consigliato..);
 
 

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